sabato, dicembre 17, 2005

Un tempo piccolo

Diventai grande in un tempo piccolo
mi buttai dal letto per sentirmi libero
vestendomi in fretta per non fare caso
a tutto quello che avrei lasciato
scesi per la strada e mi mischiai al traffico

rotolai in salita come fossi magico
toccando terra rimanendo in bilico
diventai un albero per oscillare
spostai lo sguardo per mirare altrove
cercando un modo per dimenticare

dipinsi l’anima
su tela anonima
e mescolai la vodka
con acqua tonica
poi pranzai tardi all’ora della cena
mi rivolsi al libro come a una persona
guardai le pene con aria ironica
e mi giocai i ricordi provando il rischio
poi di rinascere sotto le stelle
ma non scordai di certo un amore folle
in un tempo piccolo

ingannai il dolore con del vino rosso
buttando il cuore in qualunque posto
mi addormentai con un vecchio disco
tra i pensieri che non riferisco
chiudendo i dubbi in un pasto misto

dipinsi l’anima
su tela anonima
e mescolai la vodka
con acqua tonica
poi pranzai tardi all’ora della cena
mi rivolsi al libro come a una persona
guardai le pene con aria ironica
e mi giocai i ricordi provando il rischio
poi di rinascere sotto le stelle
ma non scordai di certo un amore folle
in un tempo piccolo

e mi giocai i ricordi provando il rischio
poi di rinascere sotto le stelle
ma non scordai di certo un amore folle
in un tempo piccolo.

[Franco Califano]

mercoledì, dicembre 14, 2005

[58]

Let all the strains of joy mingle in my last song
the joy that makes the earth flow over in the riotous excess of the grass,
the joy that sets the twin brothers, life and death, dancing over the wide world,
the joy that sweeps in with the tempest, shaking and waking all life with laughter,
the joy that sits still with its tears on the open red lotus of pain,
and the joy that throws everything it has upon the dust, and knows not a word.

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Si raccolgano nel mio ultimo cantotutti i suoni della gioia
la gioia che riempie la terra d'un rigoglioso eccesso di erba
la gioia che per il vasto mondo guida la danza della vita e della morte
la gioia che irrompe come tempesta e tutto scuote e sveglia con un gran riso
la gioia che lacrima di dolore sul fiore rosso del loto appena dischiuso
la gioia che getta nella polvere ciò che ha e non conosce parole.



(Gitanjali, Tagore)

Introduzione di "LE MANI SULL'AFRICA DIMENTICATA..

[pubblicato per la seconda volta perché blogger.com si era 'mangiato' parti del precedente post, che si tratti di censura?]

Introduzione di "LE MANI SULL'AFRICA DIMENTICATA" di José Adriano Ukwatchali:

L'Africa, per il filosofo tedesco Friedrich Hegel, specialista universalmente conosciuto della filosofia della storia, 'è una parte del mondo senza storia'. Così si è usato e abusato dell'Africa. Lo stesso Hegel dice che l'Africano non è capace di cogliere le opportunità per affermare il proprio destino. Questo è un giudizio duro, che traduce oggi il comportamento di molti nei confronti dell'Africa, questo grande continente dimenticato e abbandonato nella periferia del mondo, nonostante su di esso gravi una pesante mano che non gli consente di liberarsi.
L'Africa in questi ultimi anni ha subito radicali cambiamenti; le ricche risorse minerarie del continente sono diventate facile preda per i non africani mentre la qualità di vita degli africani è peggiorata.

Questo fa capire come nell'immaginazione collettiva di molti popoli, guidati da una geografia selettiva e da una concezione anacronistica della storia, l'Africa sia il continente degli inferiori, degli incapaci di lasciare un' impronta nella storia, una presenza nel mondo. Questo spirito hegeliano fece sì che nella conferenza di Berlino del 1884-1885 gli africani non fossero consultati né tanto meno rappresentati: si decise la spartizione del continente con tutti i confini territoriali senza considerare gli elementi etnico-antropologico-culturali e ancora meno i problemi storici.

Eric Hobsbawm, insigne storico britannico, considera il secolo ventesimo, iniziato nel 1914 e terminato nel 1991, come il più breve della storia. Per l'Africa invece è stato molto lungo e intricato: dal 1884, nella conferenza di Berlino fino al 1994, con l'insediamento di Nelson Mandela , come primo presidente democraticamente eletto in un nuovo Sudafrica. Durante questo lungo secolo, gli africani si sono visti esclusi dal treno mondiale, il loro continente è diventato un'enorme riserva di tesoro occidentale, mentre loro non contavano nulla, perché facevano parte del peggio dell'umanità: erano i dominati, gli stracciati e umiliati, e perciò i 'dimenticati' della terra, anche se la loro patria non è dimenticata, anzi è il tesoro più prezioso da volere sfruttare. Nella colonizzazione dell'Africa non c'è mai stato un altro interesse che non fosse quello economico. Cecil Rodhes non ha avuto mezzi termini nel riconoscere l'idea che per una soluzione del problema sociale, si dovevano acquisire nuovi territori dove insediare la popolazione eccedente, e fornire nuovi mercati per i beni prodotti in fabbriche e miniere (cfr. J. A. HOBSON, Imperialism. A study, University of Michigan Press 1990).

Questo dimostra che l'Africa è stata dimenticata nelle sue persone, nei suoi veri abitanti, ma mai lasciata libera per il suo potenziale economico. Nell'ordine del giorno apparivano le sue risorse naturali, e non la gente dell'Africa......

martedì, dicembre 13, 2005

[28]

Sono ostinate queste catene
il cuore mi fa molto male
quando cerco di spezzarle.
Libertà è ciò che voglio
ma ho vergogna anche solo a sperarla.

Sono certo di trovare in te
una ricchezza inestimabile.
Sono certo che tu
sei il mio amico migliore
ma non so liberarmi degli orpelli
che riempiono le mie stanze.

Sono avvolto in un sudario
di polvere e morte
che odio
ma stringo a me con amore.

Sono molti i miei debiti
gravi i miei errori
profonda e pesante la mia vergogna
ma quando vengo a chiedere il mio bene
tremo nel timore di essere esaudito.

(Gitanjali, Tagore)

venerdì, dicembre 02, 2005

Riemergere

Una volta mi è capitato, durante un'immersione, di fare una gran fatica per riguadagnare la superficie. Gli orecchi non ne volevano sapere di tornare alla pressione atmosferica, abituati alla dolce pressione dei 30 m, dove l'aria del respiratore inizia a farsi liquida; ho dovuto attendere, con estrema calma, tutto il tempo necessario.